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26/04/2020 - STORIE DI UN GIORNO - LETTURE PER GIOVANI CAMPIONI

Riprendiamo con il prosimo racconto il discorso che avevamo iniziato qualche giorno fa pubblicando delle storie ad argomento sportivo e calcistico. Speriamo di riuscire in questo modo a tenervi compagnia in questo periodo di 'ritiro forzato'. CI RINCONTREREMO PRESTO ed allora, sì, che avremo tante storie da riprendere o ricominciare. Intanto quella che vi proponiamo è un ricordo di gioventù di uno dei nostri dirigenti.

 

Sarebbe bello, poi,  che anche voi possiate arricchire le nostra galleria con qualcosa di vostro, un racconto che magari avete letto e volete far conoscere a tutti. Inviateci le vostre proposte alla nostra mail asdlaurenziana@virgilio.it.
 ANDRA' TUTTO BENE!!!

 

LA NOSTRA PICCOLA FIESOLE

E’ esistito un tempo in cui anche quello che oggi chiamano il “calcio minore”, i Dilettanti (con D maiuscola), riusciva a riempire gli stadi, anzi i “Campi Sportivi”. Voglio raccontarvi di quel tempo, che definirei glorioso, ed in particolare di una partita che al mio paese, Sansepolcro è rimasta nella storia.
Serie D, quella che era la 4 serie, stagione 1974/75 girone E; si gioca la partita di andata tra Sansepolcro e Pistoiese. La squadra di Pistoia è la prima in classifica, un rullo compressore, un’ottima squadra nata per vincere (inizierà quella stagione la splendida galoppata che la porterà in serie A), la squadra di casa è tra le prime e sta disputando un gran campionato. Tra l’altro in quel girone ci sono Siena, Carrarese, Prato, Viareggio, Poggibonsi e quella che era l’altra squadra di Firenze, la Rondinella. Poi, in serie D in quegli anni, militano team come, Sassuolo, Anconetana, Cosenza, Treviso ed Entella.


L’attesa è grande si aspettano tanti tifosi dal centro della Toscana, e puntualmente arrivarono.  Per l’occasione in tempi record fu costruita una tribuna supplementare dietro una delle due porte, quella che vedete nella foto. Noi ragazzi prendemmo posto proprio lì con le nostre bandiere i nostri, striscioni e perfino i nostri tamburi; potremmo dire che quella era diventata la nostra “Curva Fiesole”.


Noi ragazzi (che oggi non lo siamo più); ecco l’altra componente della storia. Perché specialmente noi che abitavamo a due passi dal Campo Sportivo e giocavamo sul campo di terra, che con la pioggia diventava un lago di fango, di fronte al Buitoni (da sempre per noi un tempio del calcio, meglio del Bernabeu), quel posto era una casa, conoscevamo tutti ci fermavamo, prima di tornare a studiare, per guardare i grandi che si allenavano li conoscevamo per nome e per nome ci salutavano.


Ecco noi ragazzi quel giorno eravamo lì, se guardate bene troverete anche me (non sono quello con la freccia), a trepidare, gridare, cantare (lo so che il colore delle magliette vi lascia perplessi, ma questi colori sono i colori di un paese, non hanno nulla a che vedere con quello che vi state immaginando). Se me la chiedete ve la posso ancora urlare la formazione: Orazi, Montioni, Donato, Tassara….. e Benvenuto, Pastorello, Filippi. E l’allenatore? (o il mister) mi chiederete voi? Beh facilissimo era Flaborea.
E con noi tutti gli spalti erano pieni, tutto il Borgo (Sansepolcro) e tanti da Pistoia, una vera festa tanto che da quella partita è nato un gemellaggio con i tifosi arancioni.


Ora vi chiederete, come è finita? Ha vinto sicuramente il più forte? O tutti si sono accontentati di un emozionante pareggio?
Ebbene nulla di tutto questo!!! Abbiamo vinto noi!!! 1 a 0, gol di Filippi, purtroppo nella porta opposta alla nostra, ma la corsa sfrenata di tutta la squadra, panchina compresa sotto la curva è rimasta epica (e unica, la curva poi a fine campionato fu smontata).


Della Pistoese vi ho già detto, vinse il girone e conquistò la C con ben 8 punti sulle seconde il Siena e la Rondinella, ma grande rivelazione fu il “mio” Sansepolcro che fu l’unica squadra che riuscì a portar via da Pistoia 3 punti (la vittoria valeva 2 punti) pareggiando anche al ritorno.
Qualche anno dopo quello squadra conquistò anche la serie C, ma è un’altra storia.

Enrico Bacci

03/04/2020 - RACCONTI DAL CAMPO PER I CAMPIONI DELLA NOSTRA SCUOLA CALCIO

Salve ragazzi, sono passati altri giorni e dobbiamo ancora avere un po’ di pazienza. Siamo certi che con i vostri genitori ed i vostri insegnanti avrete trovato il modo di continuare nello studio, che è la cosa più importante, ma sicuro il calcio, con gli allenamenti e le partite, vi mancherà moltissimo. In questo momento non possiamo giocarlo però possiamo parlarne e imparare tante cose dai campioni del passato. Campioni che forse voi non avete mai sentito nominare, ma che come voi avevano una grande passione. Non tutti diventano campioni ma non è importante, è invece importante mettere impegno e passione in tutto quello che si fa, ognuno con le proprie caratteristiche, per condividere poi con i compagni i risultati, quelli buoni e quelli meno buoni. Abbiamo quindi pensato di pubblicare sul sito alcune favole di grandi Campioni,  sperando di farvi passare un poco di tempo, vere oppure no, poco importa. Mi raccomando leggeteci!!!!!

Sarebbe poi bello che anche voi possiate arricchire le nostre storie con qualcosa di vostro, un racconto che magari avete letto e volete far conoscere a tutti. Inviateci le vostre proposte alla nostra mail asdlaurenziana@virgilio.it.
Andrà tutto bene!!!

03/04/2020 - 13mo MINUTO

Proponiamo il secondo racconto, una vicenda che ci coinvolge particolarmente, primo perchè si tratta di un avvenimento che abbiamo vissuto praticamente tutti, la tragica scomparsa del CAPITANO Davide ASTORI, secondo perchè la Laurenziana ha onorato la sua memoria partecipando ad un Torneo organizzato in suo onore nel suo paese di origine, terzo perchè siamo tutti un po' "fiorentini" e quarto, ma non ultimo, perchè questa storia è stata scritta da una nostra carissima conoscenza, Donatella e speriamo serva a dare il via ad una lunga serie di interventi scritte da tutti noi.

IL TREDICESIMO MINUTO


Tutti i fiorentini sanno cosa accade al tredicesimo minuto. Il tredicesimo di che? Il tredicesimo minuto di tutte le partite che la Viola gioca in casa. Il pubblico si alza, guarda verso il cielo in cerca di una luce e applaude….. e canta. E la luce c’è. C’è nei tatuaggi di chi porta sulla pelle il suo numero di maglia o le sue iniziali, c’è nei cori della curva Fiesole, c’è negli occhi dei compagni di squadra, c’è nel logo della fascia di capitano della Fiorentina, c’è nel cuore di tutti i tifosi, c’è nell’aria che circonda il nostro Artemio Franchi. E quella luce illumina tutto lo stadio per tutta la partita. Perché anche lui c’è e guarda la partita, insieme a noi.
Il giorno del funerale di Davide Astori, in Santa Croce, io c’ero in quella piazza gremita di gente, tante persone dello sport, tante persone famose, tanti tifosi, tanti non tifosi, tanti fiorentini. A nome di tutta la squadra, quel giorno Badelj lesse una lettera che voglio riportare integrale per chi non l’avesse ascoltato:
"Caro Davide, prendo io la parola, a nome dei tuoi compagni e di tutta la famiglia viola e prometto che sarò breve come piacerebbe a te. Inizio dal significato del tuo nome: Davide in ebraico vuol dire amato, diletto, tanti Re hanno avuto il tuo nome. Per tutte le persone che sono qui a dimostrarti il loro affetto questo è il tuo nome. Davide, tu sei semplice, diretto, pragmatico, con il tuo sguardo profondo riesci a entrare nelle persone e a rimanerci. Davide, tu non sei come tutti gli altri. Tu sei quello che anche non sapendo bene le lingue sei riuscito a parlare con tutti noi a indicarci la strada perché hai sempre parlato col cuore tenendoci uniti. Sei tu che bacchetti i più giovani e inciti noi vecchi. Hai il dono della lingua universale del cuore, dono di pochi eletti. Tua mamma e tuo papà devono sapere che non hanno sbagliato una virgola con te. Se tu sei così è perché te lo hanno trasmesso. Sei esattamente il figlio e il fratello che ognuno vorrebbe avere se potesse scegliere. Sei il miglior compagno di squadra che ogni ragazzo sogna di avere quando inizia il percorso in questo bellissimo gioco. Avere a te al fianco ti fa sentire sicuro e pensare: 'tanto c'è Davide'. Come possiamo dimenticare le risate? Il tuo modo di scherzare con tutti noi?  Tu, designer di fama mondiale e calciatore nel tempo libero, come ti amavi definire. In realtà tu sei il calcio, quello puro dei bambini. Oggi il nostro pensiero va a mamma a papà, Bruno, Marco, Francesca e alla principessa Vittoria a cui piace l’uva come a te. Il compito di tutti quelli che le staranno vicino sarà di raccontargli chi è Davide, perché tua figlia crescendo deve sapere che suo padre è un uomo con la U maiuscola. Poi finisco con un aneddoto che conosciamo noi che siamo tuoi compagni e che fa capire ci tu sia a quelli che non hanno avuto la fortuna di conoscerti. Al mattino quando arrivavi nella stanza della fisioterapia, eri sempre tu ad accendere la luce. Tu sei luce, per tutti noi".
La luce di Davide c’è e ci sarà sempre, perché è accesa nei cuori di tanta gente e lì dove si trova non ha bisogno di corrente.
Donatella Bardazzi

 

02/04/2020 - L’URLO ETERNO – 1982 SPAGNA MARCO TARDELLI IN ITALIA-GERMANIA OVEST

Iniziamo la nostra serie di racconti con qualcosa che rimarrà nella storia del nostro calcio: il Mondiale dell'82 quello del famoso grido del telecronista Nando Martellini:


CAMPIONI DEL MONDO

CAMPIONI DEL MOMDO

CAMPIONI DEL MONDOOOOOOOOO!!!!

e quello di un urlo ben più famoso che ha fatto il giro di tutti i giornali del Mondo........


Erano passati tanti anni, eppure la gente che lo riconosceva per strada – e lo riconoscevano tutti – lo fermava e gli chiedeva: “Marco ce lo rifai quell’urlo?” Allora lui si toglieva la giacca, la piegava con cura e la appoggiava da qualche parte. Poi dalla borsa che teneva sempre con sé tirava fuori la maglia azzurra di quella notte, la numero 14. La indossava, la lisciava all’altezza del girovita perché era ingrassato – ebbene sì il tempo passa per tutti – si sistemava il ciuffo, quello gli era rimasto, e poi accennava una corsa che col passare degli anni era diventata prima uno scattino e infine una passeggiata, solo un po’ più veloce del solito. A quel punto di solito si era formata una piccola platea di persone. Qualcuno di loro era davanti alla tivù, quando lui aveva urlato, quella notte in cui l’Italia si era laureata Campione del Mondo al Santiago Bernabeu. I più giovani invece ne avevano solo sentito parlare, ma avevano imparato che l’”Urlo di Tardelli” era stato il momento più straordinario del calcio italiano. Era una promessa di felicità urlata al mondo. E la gente ha bisogno ieri come oggi, sia di promesse che di coriandoli di felicità. E al vecchio Marco non costava fatica replicare all’infinito quell’urlo. Era diventato persino piacevole. “Marco ce lo rifai l’urlo?” Eccolo allora, mentre avanza, mima un tiro in scivolata – ma senza abbassarsi troppo perché ha le ginocchia che cigolano – immagina il pallone entrare in porta, alza le braccia al cielo, si gira verso la platea e col viso stravolto da una felicità che non è mai andata via, apre la bocca per liberare l’urlo più famoso della storia del calcio. Ma a quel punto si ferma, stremato, senza fiato, piegato sulle ginocchia. A guardarlo bene, si direbbe che stia sorridendo. E così lascia che a urlare siano gli altri.